Credito d'imposta R&S

  • 4506 - Credito d'imposta R.&S. - Attività attinenti al design e all'ideazione estetica (Agenzia delle Entrate - Risoluzione n.41 del 26.7.2022)

    RASSEGNA STAMPA

    Fisco Oggi 27.7.2022

    Credito R&S nei settori moda e accessori: l’incertezza tecnologica è criterio vincolante (EC News - 27.7.2022)


    Agenzia delle entrate circolare n.5 del 16.03.2016

    Viene richiamata la circolare M.I.S.E. n. 46586 del 16.4.2009 dove è chiarito che il Design è attività di R.&S.


     MISE faq del 29 settembre 2017 il design è attivita di R&S anche nelle industrie creative


    Risoluzione n. 41 del 26/07/2022

    Credito d’imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo - Attività attinenti al design e all’ideazione estetica - Articolo 3 del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145 - pdf


    OGGETTO: Credito d’imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo
    - Attività attinenti al design e all’ideazione estetica - Articolo 3 del
    decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145

    Con la presente risoluzione sono portati all’attenzione degli Uffici
    dell’Agenzia delle Entrate i chiarimenti forniti per la corretta individuazione dei
    criteri che, in generale, rilevano ai fini dell’ammissibilità al credito d’imposta per
    investimenti in attività di ricerca e sviluppo, di cui all’articolo 3 del decreto-legge 23 VIENE FATTO RIFERIMENTO ALLA LEGGE DEL 2013, QUINDI L'APPLIICAZIONE DELLA CIRCOLARE E' RETROATTIVA
    dicembre 2013, n. 145, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 febbraio 2014,
    n. 9, e successive modifiche ed integrazioni (di seguito anche “decreto-legge”),
    effettuati nel comparto della moda, della pelletteria, della gioielleria e
    dell’occhialeria.  LA CIRCOLARE E' RIVOLTA A TUTTA L'INDUSTRIA CREATIVA

    Nell’ambito delle attività istruttorie relative a istanze di interpello riferite ad
    attività svolte nel periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, presentate prima
    della pubblicazione della circolare n. 31/E del 23 dicembre 2020 (con la quale, si
    ricorda, sono state fornite, per quanto di interesse nel caso di specie, nuove
    indicazioni sulla gestione degli interpelli che involgono questioni tecniche di
    competenza di altre Amministrazioni), la scrivente ha provveduto a chiedere al
    Ministero dello Sviluppo Economico (di seguito anche “Mi.S.E.”) il parere tecnico
    previsto dalla previgente modalità di istruttoria delle istanze in argomento (cfr.
    circolare n. 5/E del 16 marzo 2016).

    In considerazione di quanto espresso dal Mi.S.E alla scrivente in ordine
    all’ammissibilità delle attività rappresentate al beneficio di cui all’articolo 3 del
    decreto legge, relativamente agli aspetti che interessano in questa sede, si ritiene
    opportuno portare a conoscenza il contenuto di uno dei pareri in questione,  VIENE RIPORTATO UNO DEI PARERI ESPRESSI DAL MISE
    riguardante la società ALFA SPA (di seguito anche “ALFA”, “società” o “istante”),
    esercente l’attività di ideazione e prototipia di beni rientranti nel comparto della
    moda, della pelletteria, della gioielleria e dell’occhialeria – e quella successiva di
    produzione –svolta per alcuni marchi detenuti da società appartenenti ad un Gruppo
    BETA di cui anche ALFA fa parte (di seguito anche “Brand Owners”).

    Al riguardo, ALFA riferisce di svolgere “attività di ricerca e sviluppo a
    partire dalle fasi di ideazione, sino alla fase di prototipia … per i summenzionati
    Brand”.

    In particolare, come rappresentato nell’istanza d’interpello, a seguito “...
    della individuazione di un tema stilistico che dia l’impronta riconoscibile della
    singola Brand Owner al prodotto, la Società procede con la realizzazione di diversi
    modelli prototipali estetici e tecnici, ognuno finalizzato ad un diverso studio delle
    caratteristiche del futuro prodotto richiesto. Solo successivamente si procede alla
    realizzazione di un modello di prototipo che racchiude tutte le soluzioni tecniche le
    quali saranno compatibili con le scelte estetiche e con le esigenze di vestibilità e di
    comfort nell’utilizzo del prodotto …. A seguito della realizzazione dei vari step di
    prototipia, ogni modello di prototipo verrà presentato alla Brand Owner che
    esprimerà le proprie valutazioni in ordine al successivo sviluppo dell’input creativo
    ...”.

    In ordine alle attività svolte, ALFA chiede di usufruire dell’incentivo del
    credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo di cui all’articolo 3 del decretolegge per taluni costi sostenuti nell’anno d’imposta 2019.
    Il Mi.S.E., nell’aprile 2022, ha espresso il seguente parere in merito
    all’ammissibilità dell’attività svolta da ALFA al credito d’imposta in argomento:

    «… [S]i ricorda in via generale che l’individuazione delle attività di ricerca e sviluppo
    ammissibili al credito d’imposta è stata condotta dal legislatore ricalcando le
    definizioni di “ricerca fondamentale”, “ricerca applicata” e “sviluppo sperimentale”
    contenute nel paragrafo 1.3, punto 15, della Comunicazione della Commissione
    Europea (2014/C 198/01) del 27 giugno 2014, recante “Disciplina degli aiuti di Stato
    a favore di ricerca, sviluppo e innovazione”. Tali definizioni, com’è noto, risultano a
    loro volta mutuate da quelle adottate a livello internazionale per le rilevazioni
    statistiche nazionali in materia di spese in ricerca e sviluppo, secondo i criteri di
    classificazione definiti in ambito OCSE e, più in particolare, nel c.d. Manuale di
    Frascati, concernente “Guidelines for Collecting and Reporting Data on Research VIENE RICHIAMATO IL MANUALE DI FRASCATI (senza riportare una data di approvazione, adozione e traduzione !!!!!)
    and Experimental Development”. In questo senso, si ricorda, al punto 75 della citata
    Comunicazione 198/01 del 2014, viene espressamente precisato che: “Per
    classificare le diverse attività in base alla pertinente categoria, la Commissione si
    baserà sulla propria prassi nonché sugli esempi e le spiegazioni specifiche fornite
    nel Manuale di Frascati dell’OCSE”. Pertanto, come più volte precisato e ribadito da
    questo Ufficio e dalla stessa Agenzia delle Entrate nei documenti di prassi emanati in
    materia, i principi generali e i criteri contenuti nelle suddette linee guida per le
    rilevazioni statistiche nazionali delle spese per ricerca e sviluppo elaborate
    dall’OCSE assumono diretta rilevanza anche ai fini dell’applicazione della disciplina
    del credito d’imposta.

    Secondo i principi e i criteri contenuti in tale manuale, le attività qualificabili
    come ricerca e sviluppo sono quelle specificamente svolte, nell’ambito di un processo
    di innovazione condotto da un’impresa, per il superamento di una o più incertezze   VIENE RICHIESTA L'INNOVAZIONE MONDIALE NEL PROPRIO SETTORE
    scientifiche o tecnologiche, la cui soluzione non sarebbe possibile sulla base dello
    stato dell’arte del settore di riferimento e cioè applicando le tecniche o le conoscenze
    già note e disponibili in un determinato comparto scientifico o tecnologico, con la
    finalità di pervenire alla realizzazione di nuovi prodotti (beni o servizi) o processi o
    al miglioramento sostanziale di prodotti o processi già esistenti. Si tratta, quindi, di
    attività (lavori) che necessariamente si caratterizzano, anzitutto, per la presenza di
    elementi di novità e creatività e, quindi, anche per il grado di incertezza o rischio
    d’insuccesso scientifico o tecnologico che, di regola, implicano. Proprio per tali
    contenuti e caratteristiche, contribuendo all’avanzamento delle conoscenze generali
    attraverso il superamento di ostacoli o incertezze scientifiche o tecnologiche e,   
    quindi, producendo un beneficio per l’intera economia, le attività di ricerca e sviluppo
    sono potenzialmente meritevoli di essere incentivate con la concessione di contributi
    pubblici. In coerenza con tale impostazione, quindi, le attività di ricerca e sviluppo
    agevolabili sono quelle che si rendono necessarie, nell’ambito di uno specifico   OSTACOLI O INCERTEZZE SCIENTIFICHE O TECNOLOGICHE PER UN CAMPIONARIO !!!!!!! 
    progetto di innovazione industriale o commerciale, per il superamento di un ostacolo
    o un’incertezza scientifica o tecnologica non superabile con le conoscenze e le
    capacità già disponibili; mentre, non si considerano attività di ricerca e sviluppo
    ammissibili al credito d’imposta le attività innovative che costituiscono il risultato di
    un semplice utilizzo dello stato dell’arte nello specifico settore e che, pertanto, pur
    potendo dare luogo sia a un ampliamento del livello delle conoscenze o delle capacità
    della singola impresa e sia a un miglioramento dei suoi prodotti o processi, non
    comportino un progresso delle conoscenze o delle capacità generali già disponibili
    (stato dell’arte).

    In tal senso, come più volte chiarito anche dalla stessa Agenzia delle Entrate
    (si veda, in particolare, la risoluzione n. 40/E del 2 aprile 2019), nel campo di        COME MAI NON SI E' FATTO RIFERIMENTO ALLA CIRCOLARE DELL'AGENZIA DELLE ENTRATE NR.5 DEL 16.3.2016?
    applicazione del credito d’imposta non rientrano automaticamente tutte le attività che
    l’impresa intraprende nel suo processo di innovazione, ma esclusivamente quelle –
    svolte internamente ovvero commissionate all’esterno – che si caratterizzano per la
    presenza di reali contenuti di ricerca e sviluppo secondo i criteri di classificazione e
    qualificazione sopra indicati: vale a dire, si ripete, le attività che nell’ambito di un
    determinato progetto finalizzato all’introduzione di un nuovo prodotto (bene o
    servizio) o di un nuovo processo (di produzione di un prodotto) – o finalizzato ad
    apportare significativi miglioramenti a prodotti o processi esistenti – si rendano
    necessarie per il superamento di un problema o di un’incertezza scientifica o
    tecnologica, la cui soluzione non sarebbe possibile sulla base dello stato dell’arte del
    settore di riferimento e cioè applicando le tecniche o le conoscenze già note e
    disponibili in un determinato comparto scientifico o tecnologico. Per converso,
    devono ritenersi escluse le attività che, pur dando luogo a un ampliamento del livello
    delle conoscenze o delle capacità della singola impresa, derivino essenzialmente
    dall’effettuazione di investimenti volti all’introduzione da parte della stessa di
    tecnologie e conoscenze già note e diffuse nell’ambito del settore di appartenenza.

    I criteri sopra ricordati, come ribadito dalla stessa Agenzia delle Entrate con
    la risposta n. 188 del 17 marzo 2021, assumono valenza generale, nel senso che
    devono intendersi applicabili a tutti i settori economici, sia pur con gli adattamenti di
    nozioni e concetti che i diversi comparti (industriali e commerciali) richiedono in
    ragione della loro specificità. Pertanto, avendo riguardo al settore e alla fattispecie
    che qui occupa, potrebbero essere considerate in via di principio attività ammissibili
    al credito d’imposta le attività volte, nell’ambito di uno specifico progetto di
    innovazione industriale o commerciale, al superamento di un ostacolo o un’incertezza
    scientifica o tecnologica non superabile con le conoscenze e le capacità già
    disponibili, in materia, a esempio, di performance tecniche (omissis…). Mentre,
    devono in via di principio ritenersi escluse dalle attività ammissibili al credito
    d’imposta le attività concernenti il lancio di nuovi prodotti, o le modifiche ai prodotti
    e procedimenti esistenti, non finalizzate alla risoluzione di un ostacolo di carattere
    scientifico e/o tecnologico non risolvibile sulla base delle conoscenze e capacità già
    disponibili nello stato dell’arte e nella prassi del settore. In particolare, è questo il
    caso delle attività attinenti al design e all’ideazione estetica, il cui obiettivo sia la
    concezione e la realizzazione di nuove collezioni o campionari che presentino
    elementi di novità rispetto alle collezioni o campionari precedenti con riguardo ai
    materiali utilizzati, alla loro combinazione, ai disegni, alle forme, ai colori e ad altri
    elementi rilevanti, ma il cui unico “effetto tecnico” riguardi, in senso ampio, la forma
    esteriore o l’aspetto estetico del prodotto. Tali attività non costituiscono attività di
    ricerca e sviluppo ammissibili al credito d’imposta, non comportando in linea di
    principio lo svolgimento di lavori necessari per il superamento di ostacoli di tipo
    scientifico o tecnologico non superabili con le conoscenze generali già disponibili.
    Analogamente, non costituiscono attività ammissibili al credito d’imposta le attività
    relative alle ricerche di mercato finalizzate a raccogliere dati concernenti i gusti e le
    abitudini dei consumatori, nonché le attività riguardanti la valutazione di gradimento
    dei prodotti (sotto il profilo estetico), necessarie per il corretto posizionamento di una
    nuova collezione, al fine anche di individuarne il mercato di inserimento. In generale,
    devono considerarsi escluse le attività finalizzate alla modifica in senso ampio
    dell’estetica dei prodotti e al lancio di nuove tendenze di moda, ma non finalizzate
    alla risoluzione di un’incertezza di carattere tecnico o scientifico.

    In questo senso, tornando all’esame della fattispecie oggetto d’interpello,
    (omissis), la società istante ha, tra l’altro, rappresentato che “…la Società … è
    chiamata alla realizzazione di prodotti (omissis) che, per poter cogliere le aspettative
    e i gusti dei clienti, devono presentare soluzioni tecniche e di materiali sempre nuovi,
    collegate da un vincolo di stretta complementarietà con lo sforzo estetico unico e
    nuovo per ogni stagione”; senza tuttavia documentare in che modo e per quali
    specifici aspetti l’utilizzo di nuovi materiali e soluzioni tecniche per la realizzazione
    delle nuove collezioni stagionali avrebbe reso necessari lavori finalizzati al
    superamento di ostacoli tecnici o scientifici non superabili con le conoscenze già in
    possesso della società e del gruppo di appartenenza e comunque facenti parte delle
    conoscenze già ampiamente diffuse nel settore di appartenenza. Allo stesso modo, le
    attività descritte (omissis) in generale come “…sforzo preliminare, in termini di
    compatibilità dei tre elementi fondamentali succitati (materiali, tecnica e forma,
    complementariamente intesi), mediante lo svolgimento di studi (omissis),
    individuando soluzioni strutturali compatibili con il tipo di prodotto (omissis) …” e
    “…ricerca soluzioni nuove come l’ideazione e lo sviluppo (omissis) o la
    sperimentazione di materiali mai utilizzati nel comparto, testandoli in termini di
    resistenza, leggerezza e qualità (omissis) …” non sembrano potersi classificare, in
    mancanza di altri elementi più specifici, alla stregua di attività di ricerca e sviluppo
    nell’accezione sopra precisata. Anche l’evidenziata circostanza che “…di pari passo
    allo studio di materiali nuovi, vi è anche quello delle tecniche di realizzazione delle
    parti strutturali o meramente estetiche (omissis), che possono comportare delle
    difficoltà per la realizzazione di dettagli (omissis) …” rappresenta una problematica
    di carattere ricorrente nell’ambito dello specifico settore in cui opera l’impresa e che,
    pertanto, non può qualificarsi alla stregua di un’incertezza tecnica non superabile con
    le conoscenze già disponibili nel settore.

    Gli elementi forniti dalla società istante (omissis) …, non consentono,
    dunque, di enucleare quali sarebbero state le attività di ricerca e sviluppo
    nell’accezione rilevante ai fini del credito d’imposta svolte dalla medesima società
    nel periodo d’imposta 2019 e per le quali, inoltre, la medesima società avrebbe
    assunto anche il rischio d’insuccesso tecnico e finanziario (sempre nell’accezione
    rilevante ai fini della disciplina agevolativa). A ben guardare, infatti, le ulteriori
    informazioni fornite dalla società istante poggiano sull’assunto apodittico e generico
    secondo il quale le attività relative all’ideazione e alla successiva produzione dei
    nuovi modelli dei prodotti sarebbero complementari e, pertanto, includendo anche
    fasi di ingegnerizzazione delle creazioni elaborate nelle fasi di design e ideazione
    estetica, assumerebbero automaticamente la qualificazione di attività di ricerca e
    sviluppo nell’accezione rilevante ai fini del credito d’imposta. In effetti e più
    propriamente, sulla base delle informazioni rappresentate dalla società istante, le
    attività in questione devono considerarsi quali attività ricollegabili all’ordinario
    processo di progettazione e realizzazione dei nuovi prodotti, sia pur sulla base degli
    obiettivi e di programmi individuati in esito alle attività di ricerca stilistica; tali
    devono considerarsi, in particolare, anche le attività svolte per l’individuazione di
    materiali e soluzioni tecniche compatibili con gli input dei reparti deputati alla
    definizione del tema stilistico, attraverso la scelta di materiali di alta qualità … e
    l’effettuazione di prove di combinazione di forme, materiali e colori, per le quali la
    società istante non ha fornito concreti elementi per l’individuazione di eventuali fasi
    e lavori di ricerca e sviluppo finalizzati al superamento di un ostacolo o un’incertezza
    scientifica o tecnologica non superabile con le conoscenze e le capacità già disponibili
    nel settore e soprattutto già note nell’ambito del gruppo di appartenenza.
    Naturalmente, non può escludersi che nell’ambito dei progetti finalizzati al lancio di
    nuovi prodotti possano essere stati svolti dei lavori con contenuti di ricerca e sviluppo
    nell’accezione rilevante ai fini del credito d’imposta; tuttavia, la documentazione
    prodotta dalla società non fornisce alcuna evidenza di tali lavori, né della tempistica
    di eventuale svolgimento, né delle spese eventualmente correlate. In particolare, si
    ricorda che, a stretto rigore, sia l’individuazione degli specifici lavori ammissibili, sia
    la determinazione delle correlate spese eleggibili, non possono prescindere da una più
    chiara definizione della Work Breakdown Structure (o struttura analitica) del progetto
    di ricerca, all’interno della quale siano individuabili le singole unità più elementari
    (Work Packages e Work Breakdown Elements), alle quali siano associabili il team di
    progetto (personale interno e/o esterno all’impresa), i costi connessi, il valore dello
    stato di avanzamento (Work In Progress), sia in termini di costi sostenuti e sia di
    rapporto verso l’obiettivo.

    In sostanza e in conclusione, deve osservarsi che le attività descritte dalla
    società istante, pur essendo in generale finalizzate al rinnovo ricorrente dei prodotti
    secondo lo schema operativo tipico delle imprese del settore attraverso la
    realizzazione di nuove collezioni e campionari, non evidenzino in concreto contenuti
    significativi ai fini dell’individuazione di eventuali fasi qualificabili come attività di
    ricerca e sviluppo nell’accezione rilevante ai fini del credito d’imposta; senza
    considerare che, attenendo le medesime attività in larga parte a innovazioni inerenti
    al marketing, non risultano caratterizzate, come già rilevato, neanche da elementi di
    rischio di insuccesso tecnico e finanziario nell’accezione rilevante ai fini del credito
    d’imposta.

    Alla luce delle considerazioni che precedono, pertanto, ferma restando la
    possibilità per l’impresa di produrre eventualmente ulteriori elementi a supporto
    dell’applicazione del beneficio, anche in punto di corretta ricostruzione sia della
    tempistica di svolgimento di eventuali attività ammissibili e sia del rispetto
    dell’approccio incrementale, si ritiene che le attività svolte dalla società istante nel
    corso del periodo d’imposta 2019, così come descritte nella documentazione
    prodotta, non costituiscano nel loro complesso attività di ricerca e sviluppo
    nell’accezione rilevante agli effetti del credito d’imposta.

    Ciò precisato, si ritiene opportuno segnalare, da ultimo, che la nuova
    disciplina del credito d’imposta, introdotta, a decorrere dal periodo d’imposta
    successivo a quello in corso alla suddetta data del 31 dicembre 2019, dall’art. 1,
    commi 198 e ss., della legge 27 dicembre 2019, n. 160, ha ampliato la tipologia delle
    attività ammissibili al beneficio. Nel nuovo contesto normativo, infatti, l’ambito
    oggettivo delle fattispecie agevolabili non è più circoscritto alle sole attività di ricerca
    e sviluppo nell’accezione sopra ricordata, ma è stata estesa, tra l’altro, anche alle
    attività di design e ideazione estetica, nell’ambito delle quali, tenendo presente il
    carattere di misura generale del credito d’imposta, potrebbero in linea di principio
    rientrare, pur sempre verificandosi il requisito della novità e della significatività (e
    della “non ripetitività”) nonché gli altri requisiti richiesti dalla norma, alcune attività
    di carattere creativo svolte dalla società istante.».

    Ciò posto, alla luce del suddetto parere tecnico qui sopra riprodotto, ALFA
    non può usufruire del credito d’imposta ricerca e sviluppo di cui al più volte
    richiamato articolo 3 del decreto-legge.

    Le Direzioni regionali vigileranno affinché i principi enunciati e le istruzioni
    fornite con la presente risoluzione vengano puntualmente osservati dalle Direzioni
    provinciali e dagli Uffici dipendenti.


    RASSEGNA STAMPA

    Credito R&S nei settori moda e accessori: l’incertezza tecnologica è criterio vincolante (EC News - 27/7/2022)


    FISCO OGGI  27.7.2022

    Tax credit ricerca e sviluppo:
    nel 2019, design ancora escluso

    26 Luglio 2022

    Un articolato parere del ministero dello Sviluppo economico conferma che tale tipo di attività non può rientrare nel beneficio, per mancanza di novità e rischi di insuccesso, previsti dalle norme vigenti fino al 2020

    La realizzazione di beni rientranti nel comparto della moda, della pelletteria, della gioielleria e dell’occhialeria, è il risultato di un semplice utilizzo dello stato dell’arte nello specifico settore. Non costituisce un avanzamento delle conoscenze ottenuto attraverso il superamento di ostacoli scientifici o tecnologici e non rientra nel bonus ricerca e sviluppo. Lo afferma l’Agenzia delle entrate con la risoluzione n. 41/E del 26 luglio 2022, dopo aver ricevuto un preciso e articolato parere del ministero dello Sviluppo economico, secondo il quale, in estrema sintesi, tali attività non possono essere ricomprese nel beneficio fiscale, per mancanza di novità e rischi di insuccesso tecnologico. Nella risoluzione, al proposito, coglie l’occasione per ricordare che, con la legge di bilancio 2020 (legge n. 160/2019) queste attività potrebbero, in astratto, rientrare nell’agevolazione, se si verifica il requisito della novità e della significatività (e della “non ripetitività”).

    L’affermazione trae spunto da un’istanza di interpello presentata da una società, che esercita l’attività di ideazione e prototipia – e quella successiva di produzione – per alcuni marchi detenuti da società del Gruppo a cui appartiene, e che ha chiesto di usufruire dell’incentivo del credito d’imposta per attività di ricerca e sviluppo di cui all’articolo 3 del Dl n. 145/2013, per taluni costi sostenuti nel 2019.
    Quindi, nell’ambito delle attività istruttorie relative alle istanze di interpello riferite ad attività svolte nel periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, come previsto dalla normativa originaria, l’Agenzia si è rivolta al Mise per un parere tecnico sul caso.

    Ebbene, secondo il ministero consultato, le attività agevolabili “…si caratterizzano, anzitutto, per la presenza di elementi di novità e creatività e, quindi, anche per il grado di incertezza o rischio d’insuccesso scientifico o tecnologico che, di regola, implicano. Proprio per tali contenuti e caratteristiche, contribuendo all’avanzamento delle conoscenze generali attraverso il superamento di ostacoli o incertezze scientifiche o tecnologiche e, quindi, producendo un beneficio per l’intera economia, le attività di ricerca e sviluppo sono potenzialmente meritevoli di essere incentivate con la concessione di contributi pubblici. In coerenza con tale impostazione, quindi, le attività di ricerca e sviluppo agevolabili sono quelle che si rendono necessarie, nell’ambito di uno specifico progetto di innovazione industriale o commerciale, per il superamento di un ostacolo o un’incertezza scientifica o tecnologica non superabile con le conoscenze e le capacità già disponibili; mentre, non si considerano attività di ricerca e sviluppo ammissibili al credito d’imposta le attività innovative che costituiscono il risultato di un semplice utilizzo dello stato dell’arte nello specifico settore e che, pertanto, pur potendo dare luogo sia a un ampliamento del livello delle conoscenze o delle capacità della singola impresa e sia a un miglioramento dei suoi prodotti o processi, non comportino un progresso delle conoscenze o delle capacità generali già disponibili (stato dell’arte)…”.

    In tal senso, ricorda il Mise, si è espressa più volte anche l’Agenzai delle entrate, ad esempio, con la risoluzione n. 40/2019, dove ha precisato, che nel campo di applicazione del credito d’imposta non rientrano automaticamente tutte le attività che l’impresa intraprende nel suo processo di innovazione, ma esclusivamente quelle – svolte internamente ovvero commissionate all’esterno – che si caratterizzano per la presenza di reali contenuti di ricerca e sviluppo (vedi articolo “Gestione applicativa di un software: non genera bonus ricerca e sviluppo”).


    Questi criteri, come ribadito dalla stessa Agenzia con la risposta n. 188/2021, assumono valenza generale, nel senso che devono intendersi applicabili a tutti i settori economici, sia pur con gli adattamenti di nozioni e concetti che i diversi comparti (industriali e commerciali) richiedono in ragione della loro specificità (vedi articolo “Investimenti agevolati: due paletti sostenuti anche dai pareri del Mise”).

    Le attività di design e ideazione estetica, continua il ministero dello Sviluppo economico, il cui obiettivo è la concezione e la realizzazione di nuove collezioni o campionari che presentino elementi di novità rispetto a quelli precedenti, con riguardo ai materiali utilizzati, alla loro combinazione, ai disegni, alle forme, ai colori e ad altri elementi rilevanti, ma il cui unico “effetto tecnico” riguarda la forma esteriore o l’aspetto estetico del prodotto, non costituiscono attività di ricerca e sviluppo ammissibili al credito d’imposta. Non comportano, infatti, lo svolgimento di lavori necessari per il superamento di ostacoli di tipo scientifico o tecnologico non superabili con le conoscenze generali già disponibili. Analogamente, non costituiscono attività ammissibili al credito d’imposta le attività relative alle ricerche di mercato finalizzate a raccogliere dati concernenti i gusti e le abitudini dei consumatori, nonché le attività riguardanti la valutazione di gradimento dei prodotti (sotto il profilo estetico), necessarie per il corretto posizionamento di una nuova collezione, al fine anche di individuarne il mercato di inserimento. In generale, devono considerarsi escluse le attività finalizzate alla modifica in senso ampio dell’estetica dei prodotti e al lancio di nuove tendenze di moda, ma non finalizzate alla risoluzione di un’incertezza di carattere tecnico o scientifico.
     
    Infine, per completezza il Mise segnala, che la nuova disciplina del credito d’imposta, introdotta, a decorrere dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019, dall’articolo 1, commi 198 e seguenti del Bilancio 2020 (legge n. 160/2019), ha ampliato la tipologia delle attività ammissibili al beneficio. Nel nuovo contesto normativo, infatti, l’ambito oggettivo delle fattispecie agevolabili è stato esteso, tra l’altro, anche alle attività di design e ideazione estetica, le quali potrebbero, in linea di principio, rientrare nell’agevolazione, naturalmente se si verifica il requisito della novità e della significatività (e della “non ripetitività”) nonché gli altri requisiti richiesti dalla norma.

    Alla luce di quanto detto, le attività di design e ideazione estetica svolte nel 2019 non possono usufruire del credito d’imposta ricerca e sviluppo.

     

     


    AGENZIA DELLE ENTRATE - CIRCOLARE N.5 DEL 16.3.2016

    La circolare

    Viene richiamata la circolare M.I.S.E. n. 46586 del 16.4.2019 dove è chiarito che il Design è attività di R.&S.

     

     


    MISE - FAQ del  29 settembre 2017 -  Il Design è attività di R&S anche nelle industrie creative

     

  • 4514 - Credito d'imposta R&S e circolare del luglio 2022 sul Made in Italy: interrogazione parlamentare del 7.9.2022

    LINK


     

    Senato della Repubblica - 4-07371 - Interrogazione sui ai criteri ai fini dell'ammissibilità al credito d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo

  • 4515 - Credito d'imposta R.&S: il copia/incolla dei pareri tecnici del Mise

    Dopo avere presentato relazioni tecniche di decine/centinaia di pagine il Mise, quasi sempre, si limite a fare il copia/incola di dieci righe che contengono sempre le seguenti frasi:

    "... l'applicazione di competenze e tecnologie già disponibili all'interno dell'impresa... non si evidenzia quindi una attività volta ad superamento di documentati ostacoli di carattere scientifico e/o tecnologico non superabili sulla base delle competenze e tecnologie già disponibili nel settore".

    Troppo facile vincere in questa maniera !!!!!!!!!!!!!!.