RELAZIONE SULLA SPESA FISCALE RELATIVA AL REDDITO DI IMPOSTA PER RICERCA E SVILUPPO
Con la deliberazione n. 4/2021/G la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti ha approvato la Relazione sulla “spesa fiscale” con particolare riferimento al credito di imposta di Ricerca e sviluppo.
L’indagine riguarda “l’analisi dell’evoluzione normativa e la valutazione dei profili gestionali (copertura ed efficacia della misura, rapporti tra spesa diretta e tax expenditures in R&S, controlli) del credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo di cui all'art. 3 del D.L. n. 145 del 2013 e s.m.i. negli anni dal 2015 al 2019”.
Dall’esame dell’evoluzione normativa e dei dati gestionali emerge che l’eliminazione del limite legale della spesa erogabile, previsto originariamente dal d.l. 145 del 2013, ma in realtà mai attuato e poi modificato a partire dal 2015, ha comportato l’aumento delle difficoltà di governo dell’evoluzione della spesa fiscale e che mancano idonei strumenti di controllo dell’evoluzione della spesa, i cui effetti sono stati accentuati dalla progressiva estensione soggettiva ed oggettiva dell'intervento. Tra il gennaio 2015 e il dicembre 2018 sono stati, infatti, rimossi limiti dimensionali del fatturato dei soggetti economici ammessi al credito d’imposta richiedendo, a tal proposito, unicamente una spesa annua per attività di ricerca pari almeno a euro 30.000 (requisito invariato nel tempo) e, progressivamente, aumentati i parametri percentuali delle spese ammissibili (dal 25% al 50%) e gli importi massimi annuali per ciascun beneficiario (passati da 2,5 milioni a 5 milioni e quindi a 20 milioni fino al 31.12.2018). Si è, poi, privata l'amministrazione di uno dei parametri di verifica dell'efficacia della misura, espungendo dalle spese ammissibili quelle per i brevetti.
Alcune di tali criticità, probabilmente, erano ben presenti al legislatore, che infatti ha anticipato al 2019 la cessazione del periodo di operatività del credito di imposta per investimenti in R&S introducendo, con la Legge di Bilancio 2020, modifiche che puntano a limitare la fruizione del credito agli investimenti in ricerca e sviluppo più efficienti sotto il profilo del contributo all’innovazione e a consentire controlli più stringenti sulla legittimità della fruizione del credito.
Nonostante l’emergenza epidemiologica da COVID – 19 abbia portato alla consapevolezza della assoluta necessità di una seria politica di investimenti in ricerca scientifica e tecnologia, i dati economici indicano che l’emergenza coronavirus ha avuto un impatto restrittivo sulla spesa prevista dalle imprese in Ricerca & Sviluppo, per la quale è atteso un calo di quasi il 5% nel 2020 (-4,7% rispetto al 2019, - 2,9% rispetto al 2018), mentre si registra una crescita del 3% di quella delle istituzioni pubbliche, rimanendo comunque stabile quella delle private non profit.
In conclusione, la Corte giudica positiva l’attenzione del legislatore per il sostegno e la promozione della ricerca, come dimostrano le misure introdotte dalla legge di Bilancio per il 2020 (la n. 160/2019) che, nel chiudere l’esperienza del precedente istituto ne ha rinnovato la disciplina prevedendo il credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, in transizione ecologica, in innovazione tecnologica 4.0 e altre attività innovative.
DATI STATISTICI
L'assenza di un monitoraggio non ha consentito di tenere sotto controllo questa agevolazione. Ad esempio nel 2019, a fronte di uno stanziamento pari ad € 1,2mld le aziende hanno compensato quasi il triplo (3,3 mld).
Nell’ambito delle attività di indagine concluse, l’Agenzia delle Entrate ha riferito che, nel 2019, a livello centrale sono stati individuati 5 organismi di ricerca che simulavano la stipula di contratti di ricerca con 400 società clienti, al fine di procurare loro illegittimamente le agevolazioni fiscali. L’ammontare dei crediti d’imposta così maturati dai clienti, destinati ad essere utilizzati in compensazione ex art. 17 del decreto legislativo n. 241/1997, ammonta complessivamente a circa 76 milioni di euro.
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I controlli effettuati hanno mostrato come n. 545 soggetti abbiano commesso un’irregolarità nell’utilizzo del credito e/o nel riporto del credito, rispetto a quanto effettivamente disponibile e per questo sono state prodotte e consegnate altrettante comunicazioni ai soggetti appena menzionati, con richieste di pagamento per un importo pari a circa 23 milioni di euro, oltre sanzioni (calcolate nella misura del 10%) e interessi (calcolati nella misura del 3,5% annuo).
Secondo quanto riferisce l’Agenzia delle Entrate, in relazione a tali comunicazioni, risultano attualmente riscosse somme pari a circa 243 mila euro, oltre sanzioni e interessi, in un’unica soluzione o tramite pagamenti rateali (alcune rateazioni sono attualmente in corso). Per i soggetti che non hanno provveduto al pagamento in acquiescenza, è stata predisposta l’iscrizione a ruolo.
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Nel triennio 2017-2019 sono stati emessi complessivamente 229 atti di recupero nei confronti di 196 soggetti che avevano indebitamente utilizzato in compensazione il credito ricerca e sviluppo. Mediante la notifica di questi atti è stato accertato il valore di oltre 54 milioni di euro di credito da recuperare a fronte degli oltre 56 milioni compensati in F24 dai contribuenti controllati e sono state applicate sanzioni per oltre 47 milioni. In relazione a detti atti sono stati effettuati versamenti per 3 milioni di euro a titolo di credito recuperato, sanzioni ed interessi.
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Nel corso del 2019, in parallelo con l’aumento dei controlli dedicati effettuati dagli organi dell’Amministrazione finanziaria, l’attività di supporto svolta dal MISE su richiesta delle Direzioni Provinciali e Regionali dell’Agenzia delle Entrate e dei reparti dedicati della Guardia di Finanza si è andata intensificando. Complessivamente sono pervenute alla Direzione Generale per la politica industriale, l’innovazione e le piccole e medie imprese (MISE) circa 150 richieste di parere tecnico, molte delle quali già trattate nel corso dell’anno ed altre più complesse ancora in corso di integrazione e approfondimento.
La collaborazione con l’Agenzia delle Entrate, peraltro, prevede il coinvolgimento della sopracitata Direzione anche nell’ambito delle procedure di interpello ordinario, di cui all’art. 11, comma 1, lettera a) della legge n. 212/2000 (Statuto del contribuente), presentate in via preventiva dalle imprese che intendano fruire del credito d’imposta ricerca e sviluppo. Nell’ambito di tale attività di supporto, nel corso del 2019, è stata fornita risposta a 44 richieste di parere tecnico.
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Il MISE sottolinea, inoltre, che le attività di collaborazione con l’Agenzia delle Entrate sono state espletate anche sotto forma di corsi di formazione concernenti i profili tecnici della disciplina agevolativa erogati nei confronti dei verificatori dell’Amministrazione Finanziaria: in particolare, nel corso dell’ultimo trimestre dell’anno, sono stati svolti due corsi presso la Direzione Regionale del Lazio, due incontri di approfondimento con le Direzioni Regionali di Liguria e Piemonte e due incontri con le Direzioni Provinciali di Rimini e Reggio Emilia