Governo al lavoro su liberalizzazioni e incentivi
Tra gli interventi per lo sviluppo, ci sarebbero modifiche soprattutto nel comparto energetico e semplificazione delle leggi d’incentivazione
Nonostante la calma apparente di questi giorni ancora festivi, il Governo sarebbe già al lavoro per la Fase 2 del suo programma, ossia quella relativa allo sviluppo. Sul piatto, stando alle indiscrezioni trapelate, ci sarebbero gli incentivi alle imprese e l’annoso tema delle liberalizzazioni.
In particolare, tra gli interventi allo studio per rilanciare la crescita e, allo stesso tempo, riqualificare la spesa pubblica, si starebbe pensando a un drastico intervento sugli incentivi alle imprese, al suono della parola “semplificazione”. Infatti, oggi si contano circa 90 leggi d’incentivazione e l’obiettivo sarebbe quello di arrivare a sole tre tipologie: in pole position ci sarebbero il ricorso a strumenti automatici come il credito d’imposta e al bando di gara per i progetti a più ampia partecipazione di imprese, mentre la formula negoziale potrebbe essere quella privilegiata per i grandi progetti.
Il capitolo “liberalizzazioni”, invece, sarebbe già nelle mani del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà. Anche se, tra le voci, vengono citati gli Ordini professionali, in realtà le novità di cui si vocifera rientrano in altri comparti, primo fra tutti quello energetico.
Un segnale forte, dopo le impennate e le polemiche degli ultimi giorni, potrebbe infatti arrivare sulla benzina. In materia, le ventilate liberalizzazioni degli ultimi anni non hanno mai sortito gli effetti sperati e, quindi, potrebbero essere rispolverati gli interventi inseriti in manovra, mai poi ritirati, per eliminare l’esclusiva dei distributori. A ricorrere sarebbe l’ipotesi di istituire un organismo analogo all’Acquirente Unico del mercato elettrico, con il compito di svolgere il servizio di affitto/acquisto di depositi di stoccaggio di carburanti, di acquisto dei carburanti sul mercato nazionale e internazionale e di rivendita all’ingrosso ai distributori, che potrebbero così attingervi svincolandosi dai contratti di esclusiva che li legano alle compagnie petrolifere.
Più complicato, invece, anche per gli enormi interessi in gioco, sarebbe il capitolo gas. Rispetto al mercato elettrico, la liberalizzazione del settore è sempre stata “monca”, visto che la proprietà della rete e degli stoccaggi resta in capo all’ENI (nonostante la recente separazione funzionale di SNAM). Le ultime aperture dell’ad del gruppo, Paolo Scaroni, su un’eventuale prossima valorizzazione della società di trasporto, lasciano però ipotizzare un possibile futuro diverso assetto proprietario.
Altro settore clou quello dei servizi pubblici locali. Oltre che l’apertura alle gare, allo studio potrebbero esserci anche misure per facilitare la fusione tra piccole aziende. “È opportuno che, nel mondo delle utilities, si crei un numero minore di aziende più forti che siano competitive, concorrenziali e robuste” aveva detto il Ministro per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, solo poche settimane fa, alla Commissione Attività Produttive della Camera.
Tema “caldo” è ancora quello della riforma del lavoro. Sulla delicata questione, il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali Elsa Fornero avrebbe avviato, ieri, in un incontro riservato, i confronti informali con i leader delle parti sociali, per definire, come ha commentato la CGIL, “l’agenda di lavoro”.
Il dibattito è infatti acceso e verte sull’art. 18 dello Statuto dei lavoratori, in materia di licenziamento per giusta causa, sulla riforma degli ammortizzatori sociali e sul sistema dei contratti.
Anche se il Governo non ha ancora, propriamente, scoperto le carte e il Ministro Fornero ha parlato di tempi brevi per chiudere la riforma – l’agenda verrà definita solo al termine del confronto informale con i leader delle parti sociali, che è stato avviato ieri e proseguirà nella prossima settimana –, una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato è tra gli impegni presi dall’Italia con l’Europa nella lettera a Bruxelles dell’ex premier Berlusconi. Tra le possibili soluzioni quella del giuslavorista Pietro Ichino: rendere possibile il licenziamento individuale per motivi economici, tecnici od organizzativi, con un’indennità economica decrescente per tre anni a carico in gran parte dell’impresa.
Tra i temi aperti, lo sfoltimento della “selva” di tipologie contrattuali per togliere spazio al precariato e il ripensamento degli ammortizzatori sociali: su quest’ultimo punto, Elsa Fornero ha preannunciato misure per garantire maggiori tutele alle donne, a partire da un freno alla pratica delle dimissioni fatte firmare in bianco al momento delle assunzioni. Nella riforma, infine, potrebbe rientrare la Cassa integrazione (di tre tipi: ordinaria, straordinaria e in deroga), che rappresenta un’anomalia a livello europeo. Uno degli obiettivi potrebbe essere una riorganizzazione, riducendone i tempi.