CONSIDERAZIONI DELLO STUDIO
Il 27 ottobre si è tenuta un’interrogazione parlamentare presentata dall’Onorevole Simona Bonafè (PD) sul problema del credito d’imposta R&S per il comparto del Made in Italy. Nel 2016 era stato ribadito che i campionari fossero agevolabili; poi, nel 2022, il MIMIT ha improvvisamente cambiato posizione, con effetto retroattivo.
Nella stessa interrogazione è stato chiesto quante aziende del comparto siano state costrette al riversamento entro la scadenza del 3 giugno 2025, ovviamente non è stata fornita alcuna risposta.
Colpisce che vengano utilizzate le stesse espressioni “pesanti” che noi consulenti — spesso accusati di essere di parte — ripetiamo da cinque anni:
- la decisione di applicare tale orientamento in modo retroattivo ha avuto effetti devastanti;
- l’obbligo di restituire somme già correttamente fruite mina gravemente il principio della certezza del diritto, sancito dallo Statuto del contribuente, e il principio del legittimo affidamento, secondo cui le imprese devono poter confidare nella stabilità delle norme e delle interpretazioni fornite dall’Amministrazione nel tempo
- Guardate, penso che sia vergognoso quanto sta succedendo, e lo dico senza mezzi termini: abbiamo uno Stato che prima chiede alle imprese di investire e innovare, e poi ti dice che quegli investimenti ,e di innovare e poi ti dive che quegli investimenti che hai fatto, retroattivamente, non ti vengono riconosciuti.
L'interrogazione conclude con la richiesta di una circolare che rendesse ammissibili i campionari, anche in questo caso nessuna risposta dal Governo.
IL TESTO DELLE DUE INTERROGAZIONI
Iniziative urgenti a sostegno delle imprese del settore della moda, anche in relazione alle conseguenze della risoluzione n. 41 del 2022 dell'Agenzia delle entrate
Interrogazione a risposta orale 3-02271
BONAFÈ. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
con la risoluzione numero 41 del luglio 2022, l'Agenzia delle Entrate ha introdotto un'interpretazione restrittiva e retroattiva riguardo all'ammissibilità al credito d'imposta per attività di ricerca e sviluppo relativamente al periodo 2015-2019, colpendo in particolare gli investimenti nei settori creativi del made in Italy, come quelli effettuati dalle imprese del comparto moda;
in tale documento di prassi è stato escluso il riconoscimento del credito d'imposta per attività prive del carattere di superamento di un'incertezza tecnico-scientifica, come nel caso della realizzazione di collezioni campionarie, nonostante in passato queste spese fossero considerate ammissibili;
la decisione di applicare tale orientamento in modo retroattivo ha avuto effetti devastanti: le imprese, che avevano legittimamente fruito degli incentivi sulla base della normativa vigente e delle prassi precedenti, si sono viste costrette a valutare la restituzione delle somme percepite per evitare l'applicazione di sanzioni, mediante la procedura di riversamento spontaneo da attivare entro il 31 ottobre 2024;
secondo l'Ufficio parlamentare di bilancio, il numero di beneficiari del credito in questione è salito da oltre 10.000 nel 2015 a oltre 27.000 nel 2019, coinvolgendo una platea molto ampia di aziende, tra cui molte piccole e medie imprese del settore moda, fortemente colpite dall'attuale incertezza giuridico-tributaria;
l'obbligo di riversare somme già correttamente fruite in passato mina gravemente il principio della certezza del diritto, sancito dallo Statuto del contribuente, e il principio del legittimo affidamento, secondo cui le imprese devono poter confidare nella stabilità delle norme e nell'interpretazione che ne viene data dalle autorità competenti nel tempo;
appare altresì incongruo che lo Stato, dopo aver incentivato determinati investimenti mediante misure fiscali, ne contesti retroattivamente la validità, trasformando un'agevolazione in una fonte di grave rischio economico e giuridico per le aziende beneficiarie;
tale situazione rischia di compromettere la sostenibilità economica di molte imprese del settore moda, simbolo del made in Italy nel mondo, già peraltro colpite da una crisi strutturale che si protrae da ormai due anni e potrebbe disincentivare ulteriori investimenti in ricerca, innovazione e creatività, a discapito dell'intero sistema produttivo nazionale –:
quante siano, suddivise per anno, le imprese del settore moda che avrebbero ricevuto, in seguito alla citata risoluzione numero 41 del luglio 2022 dell'Agenzia delle Entrate, crediti di imposta non dovuti e a quanto ammontino complessivamente le agevolazioni fiscali che tali imprese dovrebbero restituire allo Stato;
quali iniziative urgenti intenda conseguentemente adottare per salvaguardare le imprese coinvolte e scongiurare che siano costrette a restituire somme già acquisite in piena legittimità, al solo scopo di evitare sanzioni, in violazione dei principi fondamentali di certezza del diritto e di non retroattività dell'azione amministrativa, anche alla luce della gravissima crisi strutturale che sta colpendo da anni l'intero comparto. 
(3-02271)
Interrogazione a risposta orale 3-02270
BONAFÈ e PELUFFO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:
il settore moda rappresenta un comparto rilevante del made in Italy, rivolto soprattutto all'esportazione in tutti i continenti con fatturato di 100 miliardi di euro, 80 mila imprese e 600 mila lavoratori;
il comparto sta subendo da anni una crisi che rischia di divenire irreversibile, con continui cali di fatturato, aumenti vertiginosi della cassa integrazione e aziende che chiudono ogni giorno;
le associazioni di categoria hanno segnalato da oltre un anno queste criticità, che riguardano, in particolare, la pelletteria, ma anche il calzaturiero e il tessile, evidenziando come la moda non abbia potuto usufruire di misure a sostegno o contributi specifici come quelli sviluppati per altri settori;
la crisi non riguarda solo i grandi marchi, ma principalmente prodotti progettati e commissionati dalle grandi imprese sia italiane che multinazionali, che vengono successivamente realizzate da piccole e micro imprese, da artigiani di altissima specializzazione (aziende contoterziste);
nelle riunioni istituzionali tenute in questi mesi presso il Ministero delle imprese e del made in Italy sono state infatti evidenziate tali criticità, ma non sono state assunte misure concrete ed efficaci per contrastare la crisi in atto;
nel corso della riunione su tale tematica svolta il 24 gennaio 2025, il Ministro Adolfo Urso ha annunciato che per il 2025 il Ministero delle imprese e del made in Italy ha destinato al settore 250 milioni di euro, così ripartiti: 100 milioni per i contratti di sviluppo, altri 100 milioni ai mini contratti di sviluppo, 15 milioni per accompagnare la transizione ecologica e digitale, e 30,5 milioni per promuovere la sostenibilità nel settore moda;
nella stessa occasione il Ministro annunciava anche un «Disegno di legge sulle Pmi promosso dal Ministero delle imprese e del made in Italy e recentemente approvato dal Cdm, che stanzia 100 milioni per i contratti di sviluppo per il settore della moda, oltre a prevedere misure innovative, come la staffetta generazionale nelle imprese, l'incentivazione alle aggregazioni e l'attesa riforma dello strumento dei Confidi»;
il citato disegno di legge di iniziativa governativa non è stato ancora trasmesso al Parlamento, nonostante siano passati quasi 4 mesi dalla sua «presunta» approvazione in Consiglio dei ministri;
i citati 250 milioni di euro annunciati dal Ministro Urso per il 2025 e destinati a sostenere il comparto moda su progetti già attivati e in via di attivazione sarebbero stati così ripartiti:
100 milioni di euro per i contratti di sviluppo per finanziare progetti di investimento superiori ai 20 milioni di euro con contributi a fondo perduto e finanziamento agevolato. L'attivazione è prevista per il mese di aprile 2025;
100 milioni di euro per i mini contratti di sviluppo per progetti da 3 a 20 milioni di euro con contributi a fondo perduto e finanziamento agevolato. La data di attivazione non è stata annunciata;
15 milioni di euro per accompagnare la transizione ecologica e digitale per acquistare servizi di formazione, implementazione tecnologica, certificazione sostenibilità ambientale. Si tratta di un contributo a fondo perduto fino al 50 per cento delle spese fino ad un massimo di 60.000 euro. Lo sportello ha terminato l'attività il 31 gennaio 2025;
30,5 milioni di euro per promuovere la sostenibilità nel settore moda. Si tratta di risorse dedicate all'incentivazione delle fibre tessili naturali e processi di riciclo, finanziamento per macchinari, impianti e attrezzature, formazione del personale, certificazioni di sostenibilità, software per tracciamento filiera, ricerca industriale. Si tratta di contributi a fondo perduto fino al 50 per cento per un massimo di 100 mila euro e di finanziamenti agevolati per investimenti tra 100 mila e 200 mila euro. La data di attivazione non è stata annunciata;
appare quindi evidente come quasi la totalità delle misure, dei provvedimenti e delle risorse annunciate ormai 4 mesi fa non siano state attivate, nonostante la gravissima e perdurante crisi del settore moda;
è inoltre emersa in queste settimane la difficoltà delle piccole e medie imprese di poter accedere comunque alle misure annunciate. Le associazioni di categoria hanno rimarcato come le misure debbano «essere calate rapidamente a terra e “cucite a misura” delle micro e piccole imprese, altrimenti si rischia di non riuscire ad affrontare efficacemente la congiuntura negativa» –:
quale sia nel dettaglio lo stato di attivazione delle singole misure a sostegno delle imprese del settore moda annunciate il 24 gennaio 2025 e riportate in premessa. 
(3-02270)
Svolgimento di interrogazioni.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.
(Iniziative urgenti a sostegno delle imprese del settore della moda, anche in relazione alle conseguenze della risoluzione n. 41 del 2022 dell'Agenzia delle entrate - n. 3-02270 e n. 3-02271)
PRESIDENTE. Passiamo alla prime interrogazioni all'ordine del giorno Bonafe' e Peluffo n. 3-02270 e Bonafe' n. 3-02271 (Vedi l'allegato A). Le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.
La Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy, Fausta Bergamotto, ha facoltà di rispondere.
FAUSTA BERGAMOTTO, Sottosegretaria di Stato per le Imprese e il made in Italy. Grazie Presidente e grazie onorevole interrogante. Allora, com'è noto, presso il MIMIT, oltre al Tavolo della moda - che si riunirà nuovamente il 17 novembre prossimo - sono attivi diversi tavoli tecnici dedicati al settore. In occasione di un incontro tenutosi il 15 ottobre scorso con le associazioni di settore, il Ministro ha illustrato i nuovi interventi previsti nel Piano Italia Moda, redatto e discusso nell'ambito del tavolo stesso. Per quanto attiene al DDL annuale sulle piccole e medie imprese, ricordo che lo stesso è stato appena approvato in Senato e che, tra le varie misure, istituisce un sistema volontario di certificazione di conformità delle filiere, volto a garantire legalità e tracciabilità lungo tutta la catena produttiva.
Con tale normativa le imprese interessate potranno ricevere una certificazione da parte di soggetti abilitati alla revisione legale, che verificherebbero la regolarità contributiva, fiscale e giuslavoristica delle imprese lungo tutto il processo produttivo, dalla capofila sino ai subfornitori, e l'assenza di condanne o sanzioni per i titolari o amministratori in materia di lavoro e sicurezza. Inoltre, la legge annuale per le piccole e medie imprese prevede le specifiche risorse finanziarie per favorire la transizione ecosostenibile nel settore moda: si tratta di 100 milioni di euro dedicati all'apposita sezione del Fondo per la crescita sostenibile per il finanziamento di programmi di investimento di piccole e medie imprese della filiera della moda, per il tramite dei “mini contratti di sviluppo”.
Quanto alle principali iniziative attuate o in corso di attuazione, si richiamano gli strumenti di incentivazione tra cui, oltre ai contratti e ai mini contratti di sviluppo, il credito d'imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica, design e ideazione estetica.
Inoltre, si ricordano le misure previste anche dall'articolo 10 della legge sul made in Italy, che incentiva l'utilizzo delle fibre tessili di origine naturale e i processi di concia della pelle, stanziando circa 30,5 milioni di euro per le micro, piccole e medie imprese, e l'articolo 11 della citata legge, relativo a investimenti finalizzati alla transizione ecologica e digitale, per il quale, ad oggi, sono state concesse agevolazioni in favore di 247 imprese beneficiarie, per un importo complessivo di oltre 5 milioni di euro.
Con riferimento ai quesiti riguardanti il credito d'imposta per ricerca e sviluppo, è necessario sottolineare come l'interpretazione dell'Agenzia delle entrate e dell'allora Ministero dello Sviluppo economico è già risalente negli anni.
Si tratta, evidentemente, di prassi interpretative sulle quali il Governo sta cercando di intervenire per andare incontro alle esigenze delle imprese. Al riguardo, infatti, ricordo che la normativa di riferimento è cambiata: è stata introdotta la disciplina relativa alla procedura di riversamento spontaneo con il DL n. 146 del 2021; successivamente è stata introdotta la possibilità per le imprese di richiedere una certificazione che attesti la qualificazione degli investimenti ai fini della loro classificazione nell'ambito delle attività ammissibili. Questo al fine di favorire l'applicazione delle agevolazioni in parola in condizioni di certezza operativa.
Inoltre, è stato istituito, con DPCM del 15 settembre 2023, l'albo dei certificatori e sono state emanate le linee guida che orientano l'attività dei certificatori e della procedura di certificazione dei crediti di imposta in questione. In particolare, con quest'ultima procedura richiamata si è introdotta la possibilità per le imprese di richiedere una certificazione che attesti la qualificazione degli investimenti ai fini della loro classificazione nell'ambito delle attività ammissibili al beneficio fiscale.
In tal modo, si consentirà alle imprese italiane di investire in ricerca e sviluppo con la certezza che la certificazione rilasciata dai soggetti iscritti all'albo non potrà essere contestata dall'Agenzia delle entrate per quanto concerne il possesso dei requisiti previsti dalla normativa di riferimento, al fine di rispondere alle esigenze di certezza e stabilità avanzate dal mondo delle imprese.
Il Governo ha inoltre ulteriormente prorogato il termine previsto per la procedura di riversamento spontaneo dei crediti di imposta, consentendo alle imprese di scegliere il regime della certificazione anche per i crediti di imposta più risalenti, purché non ancora contestati, o quello del riversamento spontaneo anche per i crediti contestati, consentendo alle imprese di adottare la soluzione migliore rispetto alla fattispecie concreta.
Ad oggi le imprese del settore moda che hanno richiesto una certificazione che attesti la qualificazione degli investimenti sono circa 294, per un totale complessivo di 996 certificazioni. Per quello che attiene, invece, al quesito sul numero delle imprese del settore moda, suddivise per anno, che avrebbero ricevuto crediti di imposta non dovuti, in seguito alla risoluzione n. 41/2022 dell'Agenzia delle entrate, e per quello che attiene al quesito sull'ammontare complessivo delle agevolazioni fiscali che tali imprese dovrebbero restituire allo Stato, si invita a fare diretto riferimento al Ministero competente per materia.
PRESIDENTE. La deputata Bonafe' ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alle sue interrogazioni. Ha 5 minuti, onorevole.
SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Ringrazio la Sottosegretaria Bergamotto. Prima di dire se sono soddisfatta o meno di questa risposta, che in verità mi soddisfa poco, voglio però sottolineare che stiamo parlando di un settore, quello della moda, tessile e abbigliamento, che è uno dei motori di crescita e occupazione nel nostro Paese, e non solo, è anche motivo di orgoglio nazionale. La nostra moda parla di noi in tutto il mondo, oserei dire che è un pezzo dell'identità italiana.
E non stiamo parlando solo dei grandi brand, ma stiamo parlando, soprattutto, delle tante piccole e medie imprese, a volte micro, che con saper fare e artigianalità portano avanti un'intera filiera. Questo settore è in crisi e devo dire che mi sarei aspettata, Sottosegretaria, maggiore attenzione da parte di un Governo che ha cambiato il nome del Ministero dello Sviluppo economico in Ministero del made in Italy, proprio perché qui stiamo parlando del cuore pulsante, o quantomeno di uno dei cuori pulsanti, dell'intero made in Italy.
La mia interrogazione verteva, intanto, sullo stato di attuazione dei 250 milioni che erano stati erogati al settore e che, devo dire, sono stati erogati in ritardo, perché stiamo parlando di misure che sono state erogate nel 2025 e sappiamo benissimo che il settore è da almeno 3 anni che chiede interventi urgenti: lo chiedono le imprese, come lo ha chiesto anche il mondo della politica. Peraltro, nel frattempo, altri comparti di questo settore - penso alla distribuzione - sono andati in sofferenza. Ricordo anche che c'è tutto il potenziale impatto dei dazi.
Quindi, è chiaro che i 250 milioni - non ho capito bene, poi, lo stato vero di attivazione - non c'è dubbio che siano sicuramente un primo passo. Mancano molte altre politiche. Manca una politica industriale che faccia leva sulla competitività dell'intero settore, a partire dai costi dell'energia. Manca tutta la parte che riguarda gli ammortizzatori sociali. Voglio ricordare che erano stati promessi per il 2025 e siamo rimasti, invece, fermi ad ammortizzatori sociali che sono scaduti a gennaio del 2025; voglio ricordare che è fondamentale, se si vuole che questo settore riprenda ad essere competitivo, sostenere il lavoro di questo settore, altrimenti perderemo davvero per sempre il saper fare.
Mancano misure sulla legalità e sulla trasparenza. Quello che è stato fatto nella legge annuale delle piccole e medie imprese, che ricordava la Sottosegretaria, non fa altro che scaricare la responsabilità sulle piccole e medie imprese, e non è sufficiente a rilanciare, invece, la legalità in questo settore. E mancano misure veramente di innovazione. Ora arrivo al credito di imposta. Guardi, penso che sia vergognoso quanto sta succedendo e lo dico senza mezzi termini: noi abbiamo uno Stato che prima chiede alle imprese di investire e di innovare e poi ti dice che quegli investimenti che hai fatto, retroattivamente, non ti vengono riconosciuti.
È chiaro che questo meccanismo mina la credibilità dello Stato, ma mina, chiaramente, anche la fiducia del sistema industriale e la stabilità dello stesso sistema, in questo caso del settore moda, che è già in forte crisi. Avevo chiesto di sapere il numero delle imprese che avevano diritto al credito di imposta e a quanto ammontasse il credito di imposta, cara Sottosegretaria, evidentemente perché? Lei mi rimanda al sito del Ministero, ma il sito del Ministero non dice nulla riguardo, altrimenti non avrei fatto l'interrogazione, a meno che non mi vogliate fornire le carte.
È chiaro che lo chiedevo non per un fine secondario, ma perché voglio anche capire di quale importo stiamo parlando. Dopodiché, credo che il Governo dovrebbe agire ora, con una circolare che consideri ammissibile quel credito, e, soprattutto, che dovrebbe sospendere le procedure di recupero, accertamento e riscossione coattiva che invece le imprese stanno subendo. Questo lo dico perché non basta la proroga e non bastano nemmeno le misure che sono state messe in campo, perché molte imprese rischiano di chiudere i battenti ora per ridare allo Stato quello a cui avrebbero diritto.


				