(668) Fondi Ue: lavoro e imprese al centro della nuova programmazione (Fonte: 1/4/2013)

Fondi Ue: lavoro e imprese al centro della nuova programmazione

01 Agosto 2013 Giuseppe Latour

trigilia - autore: Photo credit: Forum PA / Foter / CC BY-NCImprese, lavoro e sostegno alle economie locali. Saranno queste le priorità della nuova programmazione dei fondi europei per il periodo 2014-2020, secondo quanto ha stabilito l'incontro di mercoledì tra le Regioni e il ministro della Coesione territoriale Carlo Trigilia. L’occasione è servita anche per fare il punto sulla programmazione in corso e sulla necessità di rilanciare l’azione delle amministrazioni per potenziare la capacità di spesa.

Secondo i numeri resi noti nel corso dell’incontro, nel periodo 2014-2020 all’Italia arriveranno 30 miliardi di euro di fondi europei, tra fondi sociali e fondi per le Regioni. A questo denaro andranno sommati i cofinanziamenti nazionali, che potrebbero portare la cifra grossomodo a raddoppiare fino a 60 miliardi. Anche se, sulla quota nazionale, pende l’incognita della cosiddetta golden rule, le deroghe che Bruxelles concederà ai singoli paesi sui loro obiettivi di bilancio, proprio nel quadro dei fondi comunitari.

Tre priorità per l'Italia

L’Italia dovrà presentare entro il prossimo 30 settembre un documento sulle priorità di impiego di questi fondi, spiegando in dettaglio alla Commissione europea quali asset strategici e quali obiettivi vorrà finanziare in maniera prevalente. Per individuarli Regioni e Governo hanno cominciato a parlarsi. E, nel giro di poche settimane, sono già state individuate tre priorità da perseguire: misure per le imprese, per il lavoro e per il sostegno alle economie locali. Rispetto alla precedente programmazione, cioè, l’attenzione sarà meno puntata sulle infrastrutture e più rivolta all’emergenza occupazionale. “Bisogna fare uno sforzo per concentrare le risorse europee su innovazione, internazionalizzazione, digitalizzazione delle amministrazioni e delle imprese e sui beni culturali e ambientali e bisogna riuscire a usare bene queste risorse, non come è avvenuto in passato", ha detto Trigilia al termine dell'incontro.

La programmazione in corso

Accanto a questo tema, si è parlato anche della programmazione attualmente in corso. Che, come noto, sconta il peso della lentezza con la quale l’azione delle amministrazioni è partita nella spesa dei fondi. Adesso, a poco più di due anni dal termine ultimo per investire le somme, c’è il rischio concreto di perdere una cifra che potrebbe avvicinarsi a dieci miliardi di euro. Per questo il ministro ha istituito un tavolo tecnico, affiancato da un tavolo di coordinamento politico, che dovrà verificare l'andamento della spesa dei fondi europei del periodo 2007-2013. Un aiuto potrebbe arrivare dalla riprogrammazione dei fondi non ancora spesi. Il Ministero ha proposto di rimodularli in chiave antirecessiva, puntando sull’economia reale e il lavoro. Bruxelles pare orientata ad accogliere le richieste italiane, mentre sembra difficile che il denaro possa essere speso per gli ammortizzatori sociali, “la Commissione europea esita su questo punto”.

Coordinamento con le Regioni

Per il ministro, comunque, la situazione è complessa ma non irrimediabile: “C’è indubbiamente un ritardo nella spesa dei fondi Ue, come è avvenuto anche per altre programmazioni – ha spiegato -. Tenteremo con le Regioni uno sforzo eccezionale per far fronte alla gravità della crisi, convogliando risorse non impegnate per un intervento complesso, con forte spinta anticiclica”. I problemi sui quali agire, comunque, sembrano piuttosto chiari. “In alcune Regioni il ritardo nella spesa è stato dovuto ad una debole capacità amministrativa, altre volte il blocco è stato causato da una eccessiva intermediazione politica”. Una visione condivisa anche dal presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani, che ha sottolineato l'importanza del lavoro comune con il Governo. “Non vanno moltiplicate le agenzie di gestione - ha detto - e le verifiche sulla spesa dei fondi non vanno fatte solo negli ultimi anni. Va costruita una strategia paese per fare un salto di qualità nell'innovazione