FONTE: RASSEGNA STAMPA MIUR
ROMA
Nella riscrittura della legge di stabilità alla Camera spunta un vecchio "pallino" delle imprese: il credito d'imposta alla ricerca. Un incentivo fiscale invocato più volte dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Anche di recente. E che potrebbe fare capolino negli emendamenti che i relatori Pier Paolo Baretta (Pd) e Renato Brunetta (Pdl) presenteranno mercoledì prossimo d'intesa con il Governo. A finanziarlo, già dal 2013, interverrebbero le risorse recuperate con il piano Giavazzi sugli incentivi.
Per cominciare ad avvertire i primi effetti benefici della manovra le aziende non dovranno dunque aspettare il 2014 quando scatterà un ritocco al rialzo delle deduzioni Irap sul costo del lavoro per donne e under 35. Un primo segnale arriverà già l'anno prossimo. E, come anticipato sul Sole 24 ore di domenica scorsa, potrebbe assumere le sembianze del bonus sugli investimenti in innovazione. Ma c'è un elemento in più rispetto ad allora: nel frattempo i relatori si sono confrontati con il ministro dell'Economia, Vittorio Grilli, e dunque sulla misura ci sarebbe anche l'ok di massima del titolare di via XX Settembre.
Resta da capire quante e quali risorse l'Esecutivo riuscirà a mettere sul piatto. Dal piano Giavazzi nel suo complesso sono attesi da 1 a 2,5 miliardi. A seconda che si includano o meno gli incentivi erogati da Regioni ed enti locali. Considerando però che questi ultimi sono più difficilmente recuperabili nel breve periodo poiché necessitano di una concertazione con le autonomie, la stima più plausibile appare la prima. Anche se gli ultimi rumors parlano di una cifra recuperabile più vicina agli 800 milioni che un miliardo.
Una volta accertata la dote verrà messa nero su bianco la norma sul nuovo credito d'imposta. Che potrebbe ricalcare quello messo a punto a suo tempo dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, ai tempi del primo decreto crescita (su cui si veda il Sole 24 Ore del 19 aprile). Nella versione iniziale del Dl era previsto un bonus fiscale annuale, per le imposizioni Ires e Irap, del 30% fino a un tetto massimo di spesa di 1,5 milioni di euro e un ammontare complessivo del bonus di 450mila euro. Con un premio aggiuntivo del 5% (e un tetto di 250mila euro) per i programmi basati su piani triennali di investimento e caratterizzati dal verificarsi di due condizioni: ricavi e numero addetti invariati o superiori alla fine del terzo anno; margine operativo lordo in rapporto al fatturato incrementato del 30%..
In una bozza successiva di quello stesso testo l'incentivo è stato portato al 30% su ogni spesa in R&S di almeno 50mila euro. Con un tetto, per ogni esercizio fiscale, di 600mila euro. Inserendo tra i costi agevolabili anche quelli per l'assunzione di personale qualificato con contratto a tempo indeterminato oppure di apprendistato.
Per quest'ultima versione dell'agevolazione fiscale sarebbero serviti 550 milioni che all'epoca il Mef e il Mise non sono riusciti a reperire. Da qui la scelta di ridimensionare l'intervento che, nella versione definitiva, del decreto sviluppo si è allontanato dal credito d'imposta alla ricerca e si è trasformato in un bonus occupazione per le assunzioni di personale altamente qualificato con una dote finanziaria molto più limitata: 25 milioni per il 2012 e 50 dal 2013 in poi. Uno strumento che peraltro – come documentato dall'inchiesta Rating 24 pubblicata ieri – non ha ancora trovato piena attuazione.
In alternativa i relatori potrebbero anche decidere di seguire la traccia lasciata dall'ex ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini negli emendamenti alla legge di stabilità. Tra le 1.600 proposte di modifica depositate mercoledì in commissione Bilancio di Montecitorio ce n'è uno che punta a introdurre un incentivo del 10% sugli investimenti in R&S intra muros dalle aziende stesse e del 40% sui progetti svolti in partnership con università ed enti di ricerca. Per un importo di 300 milioni che la parlamentare pidiellina prenderebbe dal fondo di Palazzo Chigi per il sociale. Ma che, se confermato, difficilmente basterebbe a placare la sete di incentivi (veri, sostanziosi e automatici) all'innovazione manifestata più volte dalle imprese.
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LE RISORSE IN CAMPO
1-2,5 miliardi
Il piano Giavazzi
Le risorse attese dal riordino degli incentivi alle imprese. Un'oscillazione che dipende dall'inclusione o meno degli incentivi erogati da Regioni ed enti locali
800 milioni
La cifra per il bonus
La somma effettiva che il Governo sarebbe in grado di recuperare per mettere in campo il nuovo credito d'imposta alla ricerca a partire dal 2013
550 milioni
Il primo progetto
La dotazione necessaria ad attuare il primo progetto messo a punto dal ministro Passera che prevedeva un incentivo del 30% su ogni spesa in R&S di almeno 50mila euro. Con un tetto, per ogni esercizio fiscale, di 600mila euro