Imprese taglia small e con tanta voglia di innovarsi: ecco l'identikit del ricercato numero uno da Bruxelles per rilanciare crescita e lavoro nel Vecchio Continente a colpi di innovazione. Alle Pmi l'Ue ha deciso, infatti, di ritagliare un ruolo da protagonista nel suo più grande bando mai lanciato per la ricerca – anticipato domenica dal Sole 24 Ore – che vanta un budget complessivo da 8,1 miliardi per 52 call che saranno in gran parte pubblicate oggi. Un super-bando che punta a creare, secondo le stime europee, subito 210mila nuovi posti di lavoro e 75 miliardi di euro addizionali in termini di crescita nei prossimi 15 anni.
Le piccole e medie imprese potranno partecipare praticamente a tutti gli «inviti a presentare proposte» accedendo ai fondi messi in palio, ma con la garanzia che 1,2 miliardi sono "prenotati" per loro. In alcuni settori – in particolare salute, agricoltura, biotech, trasporti, spazio e sicurezza – avranno, infatti, delle corsie preferenziali.
Qui l'Ue ha deciso di creare veri e propri territori di caccia riservati per le Pmi con bandi semplificati e oneri amministrativi più bassi, ma soprattutto con budget che dal 50 al 75% saranno assegnati alle imprese di taglia più piccola. Anzi in alcune "call" la presenza di almeno una Pmi sarà obbligatoria per poter aver successo nelle richieste di finanziamento. In particolare sono 970 milioni i fondi che dovrebbero finire nei progetti di ricerca industriale delle piccole e medie imprese dal programma cooperazione che – con 4,8 miliardi – scommette su dieci settori strategici con ben 107 aree di intervento ritagliate a misura delle mini-aziende.
A questi si aggiungono altri 252 milioni del progetto «Ricerca a beneficio delle Pmi» (presi dal budget «infrastrutture») che punta a sostenere progetti di ricerca in tutti settori incentivando, tra le altre cose, le aziende a consorziarsi e a stringere partnership con atenei e centri di ricerca. E poi altri 150 milioni sono stati "allocati" in un fondo di garanzia (il «Risk sharing instrument») che dovrebbe aiutare le Pmi a ottenere più facilmente prestiti dalle banche e che nelle stime di Bruxelles dovrebbe mobilitare 1 miliardo di risorse in più per la ricerca.
Il ruolo delle piccole e medie imprese sarà inoltre importante nelle "call" sull'Ict che valgono 1,5 miliardi e su quelle sulle «smart cities» (355 milioni) dove si dovranno studiare nuove tecnologie per migliorare la vita nelle aree urbane.
Ieri, il ministro del'Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, l'unico tra i colleghi europei volato a Bruxelles per la presentazione del maxi-bando, ha ribadito l'importanza cruciale di questo appuntamento e del prossimo programma di ricerca «Horizon 2020» che metterà in palio 80 miliardi in sette anni. Segnalando ancora una volta l'esigenza di «fare squadra» e di non bussare a Bruxelles «in ordine sparso». La strategia finora adottata dal ministro è stata quella di trasformare il sistema di ricerca italiano in una «grande palestra» dove allenarsi in vista delle occasione europee «a cui dobbiamo guardare sempre di più – ha spiegato Profumo – visto che i fondi nazionali sono ridotti e anche perché sono anche i soldi degli italiani a finanziare i bandi Ue». Per questo motivo il ministero ha già lanciato una serie di bandi nazionali per un valore di 1,7 miliardi per finanziare i progetti sulle «smart cities» e per rilanciare i distretti con l'obiettivo di servire quasi un "antipasto" prima della sfida europea: «I nostri bandi sono stati scritti con le stesse regole di quelli europei e con le stesse priorità e vedono già coinvolte molte Pmi», avverte Profumo. Che per dare ancora più peso ai nostri progettisul tavolo di Bruxelles sta lavorando a un programa «Horizon 2020 Italia»: «Non possiamo più permetterci di pagare, con i fondi che inviamo all'Ue, la ricerca degli altri Paesi. È l'ora di riscattarsi».