4976 - Zes, per il credito d’imposta richieste per 11,4 miliardi (Il Sole 24 Ore, 9 ottobre 2025)

Zes, per il credito d’imposta richieste per 11,4 miliardi
Il Sole 24 Ore, 9 ottobre 2025 – di Carmine Fotina

Mezzogiorno. I dati provvisori comunicati dal Mef alla Camera: 17.951 comunicazioni e investimenti totali per 22,5 miliardi. Ma per accedere le imprese dovranno attestare le spese entro il 2 dicembre

Secondo i dati del Ministero dell’Economia, le richieste di credito d’imposta per investimenti nella Zona Economica Speciale (ZES) del Mezzogiorno hanno raggiunto quota 11,4 miliardi di euro, a fronte di risorse disponibili pari a soli 2,2 miliardi. Le comunicazioni pervenute all’Agenzia delle Entrate sono 17.951, per un totale di 22,5 miliardi di euro di investimenti, ma gran parte delle somme riguarda progetti ancora da realizzare.

Le imprese dovranno confermare gli investimenti entro il 2 dicembre 2025 attraverso una comunicazione integrativa: solo allora sarà determinata la percentuale effettiva di credito d’imposta fruibile. Il meccanismo di conferma, introdotto dopo le anomalie rilevate nel 2024, punta a evitare la sovrastima delle richieste e a garantire una distribuzione più equa dei benefici.

Il deputato Giulio Sottanelli (Azione) ha sollevato la questione in Commissione Finanze, denunciando il rischio che l’ampliamento della ZES a Marche e Umbria — senza nuovi fondi — penalizzi le imprese meridionali. La sottosegretaria Lucia Albano ha però precisato che i dati attuali sono provvisori e che l’importo effettivo del credito sarà probabilmente inferiore, come accaduto in passato.

Commento
La corsa al bonus ZES conferma l’interesse delle imprese verso lo strumento, ma evidenzia anche i limiti di una politica economica che continua a muoversi tra proroghe e risorse insufficienti. La procedura di conferma potrà garantire maggiore trasparenza, ma la carenza di fondi rischia di ridurre l’efficacia dell’incentivo e di alimentare nuove disparità territoriali.


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PRIMO PIANO

Il Sole 24 Ore

09 Ottobre 2025

Zes, per il credito d’imposta richieste per 11,4 miliardi

Mezzogiorno. I dati provvisori comunicati dal Mef alla Camera: 17.951 comunicazioni e investimenti totali per 22,5 miliardi. Ma per accedere le imprese dovranno attestare le spese entro il 2 dicembre

Carmine Fotina

ROMA

Poco meno di 11 miliardi e 400 milioni. Ammonta a questa cifra, oltre cinque volte le risorse disponibili, il credito di imposta complessivamente comunicato per investimenti nella Zona economica speciale del Mezzogiorno. Si tratta tuttavia di un dato provvisorio, come spiegato alla commissione Finanze della Camera dalla sottosegretaria al ministero dell’Economia Lucia Albano, nella risposta a un question time presentato dal deputato di Azione Giulio Sottanelli.Proprio mentre si va verso la proroga con rifinanziamento del “bonus Zes” nella legge di bilancio, il ministero dell’Economia ha presentato i dati dell’agenzia delle Entrate sulle comunicazioni per la fruizione del credito di imposta relativo agli investimenti realizzati dal 1° gennaio 2025 o che le imprese intendono realizzare entro il prossimo 15 novembre.

Alle Entrate sono state trasmesse 17.951 comunicazioni, per un investimento complessivo di poco più di 22 miliardi e 459 milioni di euro per un credito d’imposta totale di 11 miliardi e 396 milioni. Ma il credito di imposta relativo a investimenti realizzati e fatturati ammonta per ora solo a 348,97 milioni di euro mentre quello che si riferisce a investimenti realizzati e non fatturabili a 203,07 milioni. Dunque, il credito d’imposta relativo a investimenti non realizzati e non fatturati è pari a 10 miliardi e 844 milioni.

Se tutti gli investimenti pianificati fossero confermati si configurerebbe chiaramente un problema di copertura, visto che la dote per il 2025 ammonta a 2,2 miliardi di euro. Ma è un discorso solo teorico. Nella risposta fornita in commissione, la sottosegretaria Albano osserva che sebbene il credito d’imposta complessivo comunicato superi l’importo stanziato, «una quota rilevante si riferisce a investimenti pianificati e non realizzati e, dunque, l’importo del credito potrebbe ridursi significativamente, come avvenuto in passato per misure analoghe».

La fase di conferma degli investimenti – secondo quanto disposto dall’agenzia delle Entrate - si aprirà il 18 novembre e si chiuderà il 2 dicembre. Dovrà essere inviata una comunicazione integrativa attestante l’avvenuta realizzazione degli investimenti indicati nella comunicazione iniziale. L’ammontare degli investimenti indicato non dovrà essere superiore a quello che era stato riportato nella comunicazione originaria. Solo con un quadro certo degli investimenti confermati, si avrà contezza della percentuale di aliquota effettiva dei crediti d’imposta.

La necessità di ricorrere a un sistema di conferma dei benefici “prenotati” era nata lo scorso anno dopo i primi dati arrivati all’agenzia delle Entrate. A luglio 2024 infatti, a fronte di una richiesta di crediti d’imposta pari a 9,4 miliardi di euro, comparata a soli 1,67 miliardi di euro disponibili, fu determinato un credito effettivamente fruibile da ciascun beneficiario limitato al 17,6%, ben al di sotto delle percentuali massime che in alcune zone del Sud per le piccole imprese potevano arrivare al 60 per cento. Di qui l’intervento del governo che, oltre a stanziare risorse supplementari, decise di introdurre il meccanismo della conferma.

Per tornate al question time, era stato presentato da Sottanelli, capogruppo di Azione in commissione Finanze, in seguito al disegno di legge governativo che amplia anche a Marche e Umbria il perimetro della Zona economica speciale nata per il Sud, senza indicare però un possibile aumento delle risorse in ragione di questa estensione. Secondo Sottanelli, i dati esposti nella risposta del ministero dell’Economia evidenziano il rischio che diverse imprese restino a secco. «Il governo ampliando la Zes a Marche e Umbria – dice – sosterrà degli investimenti già avvenuti e si andrà a scapito di quegli imprenditori interessati all’agevolazione – e che ne avrebbero bisogno -, che non riusciranno a usufruirne perché lo Stato è in ritardo nel comunicare la certezza di accesso e la percentuale dell’aliquota ammessa come beneficio».

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