L'antieconomicità va motivata

Gianluca Boccalatte  19 marzo 2012

 

In questo articolo

Argomenti: Normativa

 

Un costo può essere legittimamente disconosciuto perché antieconomico solo se l'ufficio spiega quale diverso comportamento avrebbe dovuto tenere l'imprenditore per rispettare il canone di congruità. A stabilirlo la sentenza n. 111/12/11 della Ctr Campania, sezione staccata di Salerno.
La controversia riguardava la deducibilità dei costi per consulenze industriali, ritenuti dall'ufficio accertatore antieconomici e non inerenti. Nel ricorso, la società ha chiarito il progetto imprenditoriale concretamente sotteso alle proprie scelte. Più precisamente, la contribuente aveva spiegato di aver deciso di intraprendere - accanto alle proprie attività tradizionali di produzione, lavorazione e commercio all'ingrosso di carni non volatili - l'attività di macellazione di bestiame. Proponendosi di acquisire in tempi stretti una consistente quota del relativo mercato ed essendo sprovvista di personale dipendente dedito all'approvvigionamento dei capi da destinare al macello, la società aveva optato per l'affidamento di tale funzione a un operatore del settore, sottoscrivendo un mandato senza rappresentanza. La società ha anche sottolineato il successo del proprio progetto, dimostrando di aver immediatamente realizzato - grazie alla collaborazione commerciale oggetto di contestazione - un considerevole volume d'affari, andato consolidandosi negli anni, fino al punto di far divenire il proprio macello una delle realtà più importanti nel settore di riferimento.
La Ctr ha riformato la sentenza di primo grado, favorevole all'ufficio. Il collegio ha premesso che la gestione di un'azienda coinvolge scelte che rientrano nella sfera di discrezionalità dell'imprenditore, al quale – in ossequio al principio di libertà dell'iniziativa economica tutelato dall'articolo 41 della Costituzione – spetta il diritto di valutare l'opportunità di una determinata politica commerciale.Quindi l'eventuale contestazione da parte dell'economicità di determinate scelte non può prescindere da un adeguato supporto argomentativo e probatorio.
In altre parole, l'ufficio non può limitarsi a mere asserzioni sull'astratta mancanza di economicità. Deve, invece, operare una concreta contestualizzazione delle scelte imprenditoriali, che vanno correttamente inquadrate nella complessiva realtà economica in cui l'impresa opera. Inoltre, il fisco deve dimostrare quale diverso percorso avrebbe dovuto intraprendere l'imprenditore per soddisfare i canoni di congruità ed economicità. In mancanza di tali argomentazioni e dimostrazioni, le contestazioni finiscono per essere delle semplici e ingiustificate illazioni e la pretesa erariale deve essere annullata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA