(393) A quanto ammontano in Italia gli aiuti di stato alle imprese? (Fonte: MCC - IncentiviOnline 28/9/2012)

Aiuti di stato e diminuzione della pressione fiscale

 


A quanto ammontano in Italia gli aiuti di stato alle imprese? E’ possibile ridurre in maniera consistente la pressione fiscale risparmiando sugli incentivi alle imprese? A partire da queste domande il prof. Raffaele Brancati, autore dell’annuale Rapporto Met sulle politiche industriali in Italia, fa alcune considerazioni sul documento Analisi e Raccomandazioni sui Contributi Pubblici alle Imprese, redatto da Francesco Giavazzi e presentato al Governo lo scorso aprile.

Come ricorda l’articolo disponibile on line sul sito Internet del Met, dal Bilancio dello Stato i trasferimenti in conto corrente e quelli in conto capitale a favore delle imprese sono complessivamente quantificati in 15 miliardi, cifra sensibilmente inferiore ai 50 o 30 miliardi spesso citati da fonti giornalistiche. Gran parte di queste risorse, ricorda Brancati sulla scorta del Rapporto Giavazzi,  non è però destinata al sistema produttivo privato. Detratte le somme riferite alla RAI, alle FFSS, all’ANAS, alla realizzazione di MOSE e interporti e a molte altre voci si arriva a 5 miliardi nel 2011. Sottratte le ulteriori somme che non riguardano direttamente le aziende private (solo per fare un esempio, quelle assegnate alle tante “Agenzie” pubbliche operanti) la cifra complessiva risulta prossima a quella stimata dal Met per la sola industria in 2,7 miliardi di euro in ESL per il 2010 (www.met-economia.it) e simile anche alle somme indicate dalla DG Concorrenza della UE.

A partire da queste cifre il prof. Brancati può sostenere che “se in passato l’industria italiana può aver avuto un forte supporto diretto (incentivi finanziari) e indiretto (svalutazioni competitive della lira) per operare sui mercati, il livello attuale di Aiuti di Stato all’industria è talmente ridotto in valore assoluto e in percentuale da rendere palesemente falsa l’idea di un’industria italiana sussidiata”. Di conseguenza “ritenere che dalle risorse attualmente erogate alle imprese private si possano ricavare somme tali da consentire efficaci e significative riduzioni del cuneo fiscale a livello nazionale non sembra coerente con i valori esposti”. Infatti difficilmente un’operazione di questo tipo “ a fronte di un drastico intervento che escluda solo gli interventi per la Ricerca e quelli cofinanziati da Fondi Comunitari, potrebbe giungere a reperire più di 2 miliardi di euro”.

L’autore del Rapporto Met nota che in nessun paese i governi possono rinunciare e, di fatto, hanno rinunciato a influenzare o intervenire direttamente sul proprio sistema produttivo. Per questo gli errori del passato “dovrebbero rappresentare un formidabile argomento per cambiare gli interventi e porre attenzione a una gestione competente e accurata”. Invece le “ ipotesi di cancellazione radicale di ogni intervento pubblico, oltre ad essere riferite a entità finanziarie non così eccezionali, paiono più funzionali al mantenimento delle (disperanti) condizioni attuali della politica industriale che a un reale cambiamento”.