La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di spese processuali: nel processo tributario la compensazione tra le parti è ammessa solo in presenza di soccombenza reciproca oppure quando ricorrono gravi ed eccezionali ragioni, che devono però essere indicate in modo chiaro e puntuale.
La pronuncia trae origine da un ricorso presentato da un contribuente contro la decisione della Corte di giustizia tributaria di secondo grado della Calabria, che aveva disposto la compensazione delle spese senza fornire una motivazione adeguata. La Suprema Corte ha ritenuto insufficiente il riferimento generico all’“esito del giudizio”, cassando la sentenza e rinviando la causa.
Il principio affermato è netto: una motivazione illogica, generica o inesatta costituisce violazione di legge. I giudici tributari, pertanto, devono giustificare in maniera precisa la scelta di compensare le spese, pena l’annullamento della decisione.
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