2757 - Iperammortamento, l’aliquota è variabile al crescere della spesa (Il Sole 24 Ore - 21/10/2018)

L'ARTICOLO E' STATO CARICATO NELL'AREA  RISERVATA ALLO STUDIO

 

GLI INCENTIVI DI INDUSTRIA 4.0
Iperammortamento, l’aliquota è variabile al crescere della spesa
Decisa la proroga per il 2019, ma consegna dei beni fino al 2020 con acconto del 20%
ROMA
Il rinnovo degli incentivi fiscali di Industria 4.0 (ribattezzato ormai piano Impresa 4.0) passa anche per un riordino del meccanismo di calcolo, che prevede aliquote “variabili”, cioè applicate sulle parti eccedenti a ogni scaglione di investimento.
La prima novità è la revisione delle “aliquote”, cioè la maggiorazione del costo di acquisizione dei beni ai fini della deduzione delle quote di ammortamento. Non ci sarà più un unico valore, pari fino al 31 dicembre 2018 al 150% per l’iperammortamento (beni strumentali per la digitalizzazione) e al 30% per il superammortamento (beni strumentali “tradizionali”). Per gli investimenti effettuati nel 2019, la maggiorazione dell’iperammortamento - come anticipato dal Sole 24 Ore del 17 ottobre - resterà pari al 150% solo per un volume di investimenti inferiore a 2,5 milioni. Poi il valore scenderà: 100% oltre 2,5 milioni e fino a 10 milioni, e poi 50% oltre 10 milioni e fino a 20 milioni. Tetto finale, dunque, 20 milioni (la normativa attuale non prevede invece un massimale).
Il superammortamento, al contrario, non sarà rinnovato. Secondo i tecnici del governo, per agevolare l’acquisto di macchinari “di base” (non legati ai processi di digitalizzazione 4.0) sarà sufficiente intervenire con la nuova mini-Ires (riduzione dal 24 al 15%) che si applicherà sugli utili reinvestiti.
La proroga scatterà per investimenti effettuati nel corso del 2019. Ma ci sarà anche una “coda” relativa alla sola consegna dei beni, fino a tutto il 2020 (l’ipotesi iniziale era giugno 2020). A condizione comunque che entro il 31 dicembre 2019 l’ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione.
La seconda novità, come detto, è il sistema di calcolo: l’”aliquota” di maggiorazione si applica sulle parti eccedenti a ogni scaglione di investimento. Un esempio. Considerato un volume di investimenti in beni agevolabili di 20 milioni nell’esercizio, si applica la maggiorazione più alta (150%) fino ai primi 2,5 milioni. Poi il beneficio scende: 100% per la parte di investimento che va da 2,5 a 10 milioni e infine 50% per i 10 milioni che restano fino ai 20 milioni totali agevolabili.
Per il governo “gialloverde” la revisione del sistema di maggiorazione è necessaria per orientare l’iperammortamento di più a favore delle Pmi. Secondo valutazioni del ministero dello Sviluppo economico, finora hanno usufruito di questo incentivo il 20% delle piccole, il 35% di quelle medie, oltre il 50% delle grandi. Percentuali che ora si intenderebbe riequilibrare.
Le novità sul piano Impresa 4.0 si estendono anche al capitolo delle competenze. Sembra destinato ad arrivare al capolinea, senza nemmeno aver debuttato davvero, il credito di imposta per la formazione in attività tecnologiche «4.0». La misura era stata introdotta in via sperimentale nella manovra di un anno fa, con uno stanziamento di 250 milioni. Il percorso di attuazione è stato molto lento e laborioso e il decreto attuativo è stato pubblicato solo lo scorso 22 giugno. Ma la misura non è stata praticamente utilizzata, in assenza di integrazioni relative alla formazione all’interno dei contratti collettivi aziendali o territoriali.
Il nuovo governo sembra ora orientato a privilegiare agevolazioni per l’assunzione di manager (a tempo) per l’innovazione digitale. Si studiano voucher sul modello di quelli che negli anni scorsi hanno finanziato l’assunzione nelle Pmi di manager temporanei per l’internazionalizzazione e il commercio estero. Dovrebbe poi essere un successivo decreto attuativo - anche in questo caso - a definire la misura.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Carmine Fotina