(500) "Rapporto MET 2012" - Dal 2002 al 2011 gli aiuti alle imprese si sono ridotti del 70% (Fonte: www.incentivionline.it - Dic 2012)

Poche risorse da spendere meglio

 



Non esiste in Italia un sistema industriale fortemente sussidiato da risorse pubbliche. I flussi complessivi di agevolazioni si sono sostanzialmente ridotti negli ultimi anni registrando anche un forte cambiamento in relazione agli obiettivi e alle aree geografiche di destinazione. La gran parte delle risorse si orienta verso il sostegno alla ricerca, all’innovazione e all’internazionalizzazione penalizzando le regioni del Mezzogiorno. Bastano accennare a questi primi risultati per capire che Il “Rapporto MET 2012”, dedicato quest’anno a “Crisi industriale e crisi fiscale”, smentisce molti luoghi comuni che si sono consolidati nell’opinione pubblica in materia di politica economica.

C’è innanzitutto un problema di quantificazione degli aiuti. Lo studio curato da Raffaele Brancati ricorda le cifre spesso fornite dalla stampa che arrivano fino a 70 miliardi di aiuti annualmente erogati alle imprese. I dati reali sono di tutt’altro tenore: le erogazioni al settore industriale nel 2011, calcolati in Equivalente Sovvenzione Lorda, sono paria 2,251 miliardi di euro. La quantificazione presentata dal Rapporto è compatibile con quella fornita dal Quadro di valutazione degli aiuti di stato, pubblicato dalla Commissione europea: 3, 3 miliardi, considerando anche gli aiuti al terziario e al settore finanziario. Una cifra che corrisponde allo 0,21% del Pil nel 2010 mentre nel triennio 1992/1994 la stessa grandezza ammontava all’1,23%. La media degli attuali 27 Paesi dell’Ue passa nello stesso arco temporale dallo 0,86% allo 0,50%. In pratica il livello di aiuti in Italia diminuisce rapidamente da un livello superiore ad uno sensibilmente inferiore alla media europea.  

Tornando ai dati forniti dal MET, dal 2002 al 2011 il valore complessivo degli aiuti si è ridotto del 70%. La riduzione delle erogazioni , se si confronta il biennio Il 2010/2011 con quello precedente  è del 23%. Ma ad essere smentita è anche l’opinione corrente sulla tipologia prevalente degli aiuti. I contributi a fondo perduto diminuiscono rapidamente dal 59% del 2005 al 27,5% del 2010/2011. Parallelamente i finanziamenti agevolati (cioè quelli da rimborsare a tassi inferiori rispetto ai livelli di mercato) e le forme miste salgono al 48%. Nelle otto regioni del Sud la diminuzione dei contributi a fondo perduto ancora maggiore: si passa nello stesso periodo dall’80% al 38,7%.

Mentre si verifica questa dinamica nel Mezzogiorno si riduce anche la quota degli aiuti ricevuti sul totale di quelli erogati a livello nazionale: era del 65% nel 2006 ed è arrivata al 40% nell’ultimo biennio. Non sorprende dunque l’andamento di alcune regioni del centro-nord: Piemonte e Lombardia passano insieme dal 12% del totale nel 2006 a oltre il 20% nel 2011; il Triveneto e l’Emilia Romagna vanno dal 12% al 24% nello stesso periodo.

Per quanto riguarda gli obiettivi delle agevolazioni, prosegue il Rapporto, il sostegno generico all’accumulazione si riduce drasticamente dal 60% del totale nel 2002-2003 al 30% nel 2010-2011. Parallelamente, cresce dal 14,1% al 43,5% la quota dedicata a Ricerca e Innovazione. Significativo anche l’aumento dal 3% all’11,9% del  sostegno all’Internazionalizzazione. Le Regioni, il cui contributo complessivo è cresciuto fino al 32% del totale nazionale nel 2011, concentrano una parte significativa delle proprie risorse, pari al 14%, su servizi e rafforzamento dei sistemi locali oltre a sostenere in misura significativa Ricerca e Innovazione.

In sostanza, conclude il MET, non esistono fiumi di  denari che inondano l’industria privata. Ma ciò non toglie la necessità di spendere meglio. Date le cifre in gioco è risibile lo scambio tra l’eliminazione degli incentivi e la diminuzione della pressione fiscale sulle imprese. Meglio concentrarsi su una corretta selezione degli obiettivi e dei segmenti del sistema produttivo da privilegiare (a partire da una corretta lettura dei punti di forza e di debolezza del nostro sistema), sulla diffusione di strumenti che hanno avuto buone performance, sulla adeguata responsabilizzazione delle amministrazioni pubbliche abbandonando l’illusione di modelli di intervento neutrali ed efficienti da riprodurre meccanicamente a tutti i livelli di governo.